Le piacentine del Barbiere - Tarocchi e carte da gioco, Tarot and Playing cards

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Come nasce l'idea di realizzare le Piacentine del Barbiere ...


E' nota la ritrosia di Johannes Maletz a parlare di sé e del proprio lavoro, addirittura a farsi vedere. No ho mai giudicato questo suo atteggiamento. Qualche volta ho cercato di capirne le motivazioni, ma presto ho deciso che non ce ne era bisogno. Maletz rappresenta in qualche modo la parte nascosta di ciascuno di noi. Lui preferisce essere solo quella e non averne una manifesta. Il suo esporsi avviene attraverso le opere, i disegni, i marmi.
Mi sembra di essergli accanto da sempre e sono fiero che lui mi consideri il suo braccio destro. Sono lusingato dal fatto che di tanto in tanto mi affidi le sue confidenze, mai personali, solo legate a ciò che inventa, disegna e realizza. Quello che segue deriva da una lunga chiacchierata notturna. Ho cercato di sintetizzarla per quanto mi è stato possibile. L'argomento sono Le Piacentine del Barbiere, avventura nella quale, all'inizio titubante, Maletz si è poi tuffato con un sentimento che non esito a definire stupore infantile.
All'inizio Johannes Maletz si è lasciato andare a una sorta di confessione, proprio sulle motivazioni che lo hanno spinto a giocare questa strana partita a carte:

Mi sembra di essergli accanto da sempre e sono fiero che lui mi consideri il suo braccio destro. Sono lusingato dal fatto che di tanto in tanto mi affidi le sue confidenze, mai personali, solo legate a ciò che inventa, disegna e realizza. Quello che segue deriva da una lunga chiacchierata notturna. Ho cercato di sintetizzarla per quanto mi è stato possibile. L'argomento sono Le Piacentine del Barbiere, avventura nella quale, all'inizio titubante, Maletz si è poi tuffato con un sentimento che non esito a definire stupore infantile.
All'inizio Johannes Maletz si è lasciato andare a una sorta di confessione, proprio sulle motivazioni che lo hanno spinto a giocare questa strana partita a carte:

        


Questa è stata la partita a carte più lunga, estenuante e divertente che abbia mai giocato in vita mia.
Non so ancora se ho vinto o perso, ma una cosa è sicura, adesso se gioco a carte, quelle che escono, me le ricordo tutte. Avevo iniziato a mettere mano a questo lavoro a causa di una sosta forzata, un fermo dei lavori di taglio e lavorazione delle lastre di marmo. Un' idea che soggiornava da molto negli archivi da rispolverare della mia memoria. Un po'  per gioco un po' per ricercare nuove combinazioni delle incastonature, un po' per realizzare il gadget della Marmineros, ho iniziato a ridisegnare i semi e a comporre le figure. La partita era cominciata, e il gioco s'era fatto arduo. Ritornavano alla memoria capolavori e storie antiche. Ritornavano alla memoria frivolezze e curiosità adolescenziali che inevitabilmente formavano nella gola le premesse per un timido sorriso. "Il Calendarietto del Barbiere ", col fiocchetto colorato e profumatissimo, corredato da dodici pin-up. Non s'è più fatto con quel gusto. Con quel ricordo ho continuato  a giocare.
Poi è riemerso il Maletz più consueto, più ispirato, a volte infilato in elaborazioni mentali che sfiorano la sfida alla ragione e al razionale. Ma lui è così e in quella stravaganza entusiasta sta forse il suo segreto di artista.
Tutte le figure femminili pur appartenendo, come rappresentazione  al piano della realtà sensoriale trasmettendo dunque impulsi emotivi di particolare intensità, comunicano oltre, sono coinvolte in modo partecipativo con un piano irreale, quello dei semi. Un piano simbolico,si! Ma di possibile nuova interpretazione. Ho voluto filtrare consciamente e inconsciamente tutto il mio potenziale emotivo dirigendolo verso uno scopo tangibile, finire il lavoro e verso una curiosità irresistibile, come fare a mantenere tutto in armonia, in equilibrio. Una vera e propria danza delle spade. Ho tentato di misurare tutto, di impostare il gioco, le cui regole mi erano in parte ignote, come una costruzione.
Il carico erano le emozioni, che di volta in volta suggerisce il corpo femminile nel guardarlo nel comporlo. Oltre aspetti emozionali semplici, scattano nella mente le parole di Zolla:
"Guardare un bel volto e ammirarlo non è ancora contemplarlo, a tal fine occorre che l'ammirazione si dilati in uno stupore più vasto e interrogativo: intensamente, incrollabilmente, eccezionalmente interrogativo. Ci si domanda, contemplando,perché questa effimera pelle su queste ossa ci incanti, perché questo intreccio di linee componga una rete in cui ci cade l'occhio. Che cosa è la forza che sprigiona e che ci assorbe? Di dove emana?"
Il volto come il corpo. La ricerca si fissa su un unico punto, da quale piano armonico parte questo turbine. Come dosarlo per non rendere sovra carica la struttura. L'esplorazione prosegue, e il corpo, viene suddiviso in una classifica che valuta sistematicamente il peso emozionale a seconda di come sono esposte e disposte le sue parti, l'indagine sulla forma, totale e in dettaglio, sull'aggregazione dei brani irresistibili che formano quelle strutture armoniche nate principalmente per sviluppare nell'individuo la contemplazione. Ammirare prima, convogliare la forza, contemplare poi. Per godere l'esistenza, e, aleggiando su celi non più neri, godendone pienamente nel realizzarla. Si arriva in modo neutro a definire il corpo come una meraviglia dell'universo, scientificamente viene indagato entrando nello specifico fino alla cellula e oltre. Viene studiato solo in un verso. Cosa insorge con la sua visione? Cos'è quella forza che smuove l'interesse al di la delle spiegazioni fisico chimiche che dà la scienza? Come dirigerla? Dove dirigerla? Non avendo i manuali scientifici ma tanta compagnia di pagine indimenticabili ho lasciato scorrere i pensieri, una mandria di bisonti che mano a mano si disperdeva lasciando intravedere un panorama ampio superiore a qualsiasi aspettativa, tranquillamente . Le intuizioni non hanno tardato a venire.
Le carte se pur nuove , vengono riconosciute! Vengono accettate. Non sembra irrilevante il fatto di provare una sensazione di soddisfazione profonda quando una mossa di scacchi completa il successo di una strategia, suggerita da una formulazione ardita, non uno scacco matto , ma un buon inizio.
Cristiano Mandich

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