Carte da gioco Francesi con scene di caccia del XV secolo - Tarocchi e carte da gioco, Tarot and Playing cards

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Dal "Journal of IPCS"  Vol. XIV  - n° 2 - Novembre 1985

UN MAZZO DI CARTE DA GIOCO  FRANCESE DEL XV° SECOLO DIPINTO CON UN TEMA DI CACCIA
Parte I
T. Varekamp

Sebbene le carte da gioco siano ricordate in documenti in Europa fin dal 1377, nessuna carta è stata trovata prima del 1427 circa. Le carte che sopravvissero nei  50 anni successivi sono per lo più carte dipinte  a mano di origine tedesca o italiana.
Esse furono conservate come oggetti d'arte e più di uno è stato catalogato in collezioni o gallerie d'arte.
Un mazzo francese così antico , completo, scoperto di recente, del quale non esistono riferimenti, è straordinario. Il mazzo è un set completo da 52 carte, 12 figure e 40 carte numerali, è disegnato a penna con inchiostro grigio scuro e dipinto con ricchi colori. Numerosi dettagli sono coperti con argento laminato.
I semi sono indicati da soli quattro simboli derivati dalla caccia: un corno da caccia, un collare di cane, un doppio cappio ed una matassa di corda. Le carte misurano mm 135x70 e la loro forma , lati dritti con sommità a base semicircolare, è unica; i dorsi sono bianchi.
I semi "corno da caccia" e "collare di cane" sono rossi con dettagli in oro; "doppio cappio" e "matassa di corda" sono dipinti in blu con dettagli in oro laminato.
La pittura ed i costumi delle figure sono nello stile della pittura mimale fiamminga degli anni 1470. Non c'è alcun dettaglio di abbigliamento posteriore al 1470. La struttura del mazzo formata da carte  con simboli da 1 a 10 da un Re da una Regina ed un Jack,  ed alcuni altri dettagli, classificano questo come un mazzo "francese", differente da quelli tedeschi, italiani ed altri del genere. Il mazzo francese era usato anche nelle Fiandre, in Olanda, Inghilterra ed alcune parti della Svizzera.
L'aspetto materiale di queste carte , la filigrana della carta, una "P" gotica , la costituzione della carta, i pigmenti della pittura e la tecnica in base alla quale sono state applicate le lamine d'oro e d'argento, sono coerenti con una datazione della carta nella seconda metà del  XV  Secolo.
Ci sono carte provenienti da mazzi dipinti a mano tedeschi ed italiani più antichi, ma sono incompleti. Il loro corrispettivo francese, il presente mazzo, è il più antico mazzo di carte dipinto a mano che ancora esiste; ed è in quasi perfetto stato di conservazione.
Rappresentando le più vecchie carte da gioco "Francesi", il mazzo con la sua completezza , struttura e dettagli, fornisce una più solida base all'antica storia del mazzo "Francese".
Con il mazzo ci sono otto fogli di carta della medesima grandezza e forma delle carte e filigrane su due di questi fogli li rivelano essere del  1660 circa.
A quanto sembra essi vennero inseriti tra le figure per proteggere i disegni. Evidentemente già in quel tempo esse erano considerate articoli di valore per un collezionista. La famiglia francese, che con i suoi antenati , mantenne il mazzo in una tale buona condizione per oltre  cinque secoli, lo portò ad un'asta a Parigi,  dove esso veniva svenduto come un mazzo incompleto di tarocchi del XVII secolo. Venne comprato da un collezionista tedesco , la cui conoscenza ed intuizione gli dissero come esse fosse in realtà ben più importante.

GLI ASPETTI MATERIALI

Le carte sono composte da quattro strati di carta incollata insieme. La carta venne esaminata dal Vezelinstituut  T.N.O.  a Delft, in Olanda, che ha concluso, in base alla composizione delle fibre, che le carte dovrebbero appartenere al XV Secolo.

Fig.1


Una delle carte, la numero 2 del seme  "doppio cappio" è stata sbucciata in un angolo, ed ognuno dei due strati interni mostrò la porzione superiore di una filigrana con una "P" gotica , leggermente differente l'una dall'altra  e con un piccolo ornamento  di un quadrifoglio sulla sommità della "P" gotica deformata (Fig. 1).
I campioni di "P" gotica in Briquet, che più somigliano alle filigrane sulle carte sono i numeri 8597, 8602, 8661, 8670, 8684, 8696 e 8788. Le date sui fogli ai quali esse appartengono coprono il periodo dal 1452 al 1479 ed i fogli furono trovato da Briquet in archivi della Francia settentrionale, Svizzera, Paesi Bassi e Germania,  specialmente lungo il Reno. Le filigrane sulle carte sono con tutta probabilità una deformazione di queste filigrane di Briquet od una loro variazione (1). Sebbene inizialmente non poté essere vista nessuna filigrana quando le carte furono sottoposte ad una forte luce, recentemente sono state sottoposte ad una luce ancora più forte  e due altre parti , le porzioni inferiori, della filigrana "P" Gotica poterono essere osservate su due carte. Anche le parti superiori ed inferiori di un'altra filigrana, Briquet 1876 - uno scudo con lettere sormontata da una pastorale - poté essere visto su otto carte. Briquet 1876 fu trovato su documenti datati circa 1468 - 1479 in archivi delle Fiandre e dell'Olanda.
Così la presenza di entrambe le filigrane  è coerente con una datazione del mazzo per il 1470
I pigmenti delle pitture sono stati intensamente esaminati dal laboratorio centrale di ricerca per gli oggetti d'Arte e Scienza di Amsterdam, con una combinazione di metodologie analitiche: cromatografia degli strati sottili, spettrofotometria agli infrarossi, fluorescenza microscopica ai raggi X.
I pigmenti delle pitture sono: Rosso ocra  per il rosso, porpora per un altro rosso, verde prato per il verde, e " lead-tin-yellow" per il giallo. Tutti questi pigmenti ed anche le tecniche con le quali sono state applicate  le lamine d'oro e d'argento, venivano usati nel XV secolo e sono coerenti con una datazione delle carte intorno al 1470.

I SEMI
I mazzi di lusso del XV secolo  di solito si distinguevano per la scelta di speciali semi. Due dei mazzxi più famosi  "Le carte dipinte di Stoccarda e il  "Mazzo di carte di caccia della principessa Ambras", derivarono entrambi i loro semi, cani, falconi, cervi ed anatre, dalla cacci.

IL CORNO DA CACCIA
Sebbene il corno da caccia  sia presente in numerose illustrazioni del Medio Evo ed oltre, il significato degli altri simboli all'inizio sembrò alquanto oscuro

IL COLLARE DEL CANE
Il simbolo del collare del cane, una volta ritenuto essere qualche cosa a cui appendere una spada, comunque,  mostra v chiaramente un anello girevole, un dettaglio utile, ancora in uso, quando si tiene un animale con una corda, poiché esso evita che la corda si intrecci quando l'animale cammina in circolo. Si può vedere in molte pitture medievali unitamente a cani da caccia e leopardi: Gaston Phoebus, Giovanni de grassi e Pisanello (Fig. 2, da R. Van Marle, ICONOGRAPHIE DE L'ART PROFANE AU MOYEN AGE ET A' LA RENAISSANCE, La Haye, 1931, vol. I , Fig. 211), dipinsero il collare di cane con l'anello girevole più di una volta.



LA MATASSA DI CORDA
Un rotolo di corda, lungo da 1,5 a 3 metri, era nel Medio Evo , senza tutti gli strani congegni confezionati della nostra società, una cosa pratica da avere intorno dovunque per la gente comune, per allacciare, appendere  e legare ogni tipo di cosa.
I cavalieri avevano un  rotolo di corda a portata di mano  come si può vedere da un'incisione su rame di Lucas van Leyden di St. George (B. 121). L'incisione di rame di Albrecht Durer " St. Eustace" del 1501 mostra un cavaliere con un rotolo di corda appeso al fianco. Tutte le corde, con cui i cavalieri tenevano i loro cani in numerose illustrazioni medievali ed in realtà, devono pur aver avuto un posto quando la caccia era conclusa  e tenerla in matasse, pronte per l'uso, è la cosa più pratica da fare.
Le matasse di corda sulle carte pendono da qualcosa che somiglia ad un pezzo di ramo con una parte della corteccia sporgente a ciascuna estremità. Una cosa di questo tipo si può vedere su un disegno anonimo italiano del XV secolo (Fig. 3). Simili pezzi di ramo in apparenza erano usati frequentemente per uso pratico.



IL DOPPIO CAPPIO

Il doppio cappio, sebbene sembri una cosa praticissima per il trasporto di carichi pesanti, è in effetti un oggetto molto raro nell'iconografia medievale. Forse la semplice ma spiacevole idea che esso potesse essere usato (e probabilmente lo fu molto) per appenderci persone, spiega esaustivamente la sua rara ricorrenza nelle illustrazioni. Comunque una pittura in miniatura  del breviario Grimani per mese di Agosto(c. 1512, probabilmente dipinta da Simon Bening), che ritrae una partenza per la caccia, illustra chiaramente due di questi doppi cappi penzolanti dalle fasce spallari  del cacciatore nella parte dentrale inferiore della raffigurazione.
Da questa fascia spallare pende anche il corno da caccia. Anche il cavaliere a dstra della raffigurazione presenta gli stessi nodi. La stessa combinazione è presente due volte sulla miniatura per dicembre del suddetto breviario e sulla miniatura dalla quale fu copiata, il foglio di Dicembre di LES TRES RICHES HEURES DE DUC DE BERRY del 1415 circa.
Ulteriori esempi del doppio nodo scorsoio si possono vedere su uno dei dodici arazzi "The hunts of Maximilian" conservati al Louvre di Parigi, disegnati all'incirca nel 1540 (fig. 4). L'arazzo è mostrato in fig. 30 pag. 67 del libro di Wingfied Digby "The Devonshire hunting tapestries", Londra, H.M.S.O. 1971.


Ovviamente il doppio nodo scorsoio era qualcosa che i cacciatori tenevano a portata di mano, con tutta probabilità per trasportare la preda catturata facendo scivolare il nodo sopra le gambe. L'anello di ottone potrebbe penzolare oltre il pomo della sella od oltre un'asta di trasporto. Infatti gli anelli di ottone su una cinghia di cuoio sono penzolanti talvolta da  una moderna sporta e servono allo stesso scopo, potare una piccola preda. E' possibile che il doppio cappio venisse usato per tenere una coppia di cani per un guinzaglio, usando i cappi come collari per cani e tenendo una coppia più lunga allacciata all'anello di ottone, che potesse scorrere lungo la corda attraverso i collari.
I quattro simboli, con il corono da caccia in guisa di chiara indicazione del tema venatorio e gli altri tre elementi rappresentanti , semplici ma importanti aiuti per il cacciatore, rendono il set un "mazzo di carte da gioco di caccia".
La cosa rimarchevole sembra essere che il ricco che ordinò questo mazzo di carte , evidentemente un appassionato cacciatore, non scelse i fondamentali, appariscenti elementi  del suo passatempo per le sue carte da gioco, ma, con occhio attento per i piccoli pratici oggetti, volle che queste modeste ma indispensabili cose , necessarie per una battuta di caccia, venissero ritratte sul suo lussuoso mazzo di carte.
Inoltre è significativo come ci siano due definizioni nell'Oxford English Dictionary:
1)   "Guinzaglio" - nella traduzione di Barclay SHYP OF FOLYS, per la caccia "….his lines, colers and leshes he must dress"
2)   "Collare di cane" - 1524 "…..Hornis, leschis, and dog-collaris"
Il doppio nodo scorsoio non è menzionato , forse per la ragione precedentemente suggerita. Ma le combinazioni per gli altri elementi della caccia in testi medievali suggeriscono la possibilità che qualche altro misterioso significati, sia nascosto dietro la scelta di questi speciali, semplici simboli per il mazzo di carte, sebbene alcune combinazioni di parole possano essere state parte integrante del linguaggio comune.

UN MAZZO "FRANCESE"
Il mazzo non ha solo la struttura del mazzo "francese" come è emerso poche decadi più tardi nella presente storia delle carte da gioco, quattro semi  con ciascuno dieci carte numerali ed un Re, una Regina ed un Fante, come ben si sa, ma possiede anche altri elementi in comune con le prime carte francesi che sono sopravvissute. Che ci sia una Regina e che il Re sia in piedi , ciò è tipico del mazzo "francese" e soprattutto per le carte francesi. I Re, nel mazzo Italiano, Tedesco e Svizzero sono normalmente seduti ed eccetto pochi  mazzi essi mancano della Regina. Anche i mazzi Spagnolo e Portoghese hanno il Re in piedi, ma non la Regina.
Fu un'invenzione dei fabbricanti di carte francesi usare piccoli e3 semplici simboli per i loro semi, che non fossero stati stampati da legni incisi, ma potessero essere dipinti con gli stampini. Con i semi complicati dei mazzi  non francesi anche tutte le carte numeriche dovevano essere stampate con matrici in legno.


I fabbricanti di carte francesi ridussero anche i quattro colori dei semi originali latini a due colori, rosso e nero (o violetto e nerastro).
Anche nel presente mazzo i semi sono di due colori, rosso o blu, sono relativamente piccoli e sono dipinti con l'ausilio di stampini  sulle carte numerali. Inoltre essi hanno la stessa grandezza e forma sulle carte numerali, invece sulle figure i semi erano fatti senza stampino per mancanza di spazio e la loro grandezza e forma sono differenti, cosa che può essere facilmente notata sulle carte della "matassa di corda".
Ciascuna delle quattro Regine indossa una differente combinazione di una sofisticata acconciatura con una corona, cosa veramente insolita nelle miniature e nei pannelli dipinti dell'epoca. Comunque tali combinazioni sono presenti in molte Regine delle prime carte francesi.
Che la Regina di "Corno da caccia" regga un fiore, non ha alcun significato simbolico come si potrebbe normalmente pensare per i fiori nelle pitture medievali, ma è una generica caratteristica del mazzo "Francese" e tali regine abbondano nelle prime carte francesi.
Un bastone nodoso, come tenuto del Re di "doppio cappio" nel presente mazzo, esiste in tre sets di carte della fine del XV secolo. Un bastone nodoso, era un tempo l'emblema degli Armagnac, una  fazione nella vita politica francese della prima parte del XV secolo. Qui esso potrebbe  essere una reminiscenza, copiata da precedenti disegni di carte, forse come una variazione dello scettro.
Quindi è chiaro che l'artista, a parte l'aspetto venatorio, aveva in mente il mazzo francese con le sue varie caratteristiche, quando disegnò il mazzo.

IL BUFFONE E L'ASPETTO NOBILE DEL MAZZO
Tre jacks del mazzo sono ritratti soprattutto come cacciatori con una lancia per valorizzare l'aspetto venatorio del mazzo stesso. Che un quarto Jack sia ritratto come un Buffone deve pur avuto un significato speciale.
Esso no ha niente a che fare con il Joker del moderno mazzo di carte da gioco, perché questo joker sarà inventato molto più tardi, nel XIX secolo in America. C'era un buffone o un "Matto" sul mazzo italiano di Tarocchi del XV secolo. Il "Matto" era uno dei 22 trionfi. Questo Matto potrebbe aver ingannato qualcuno anni fa, il quale ha descritto questo mazzo come un mazzo incompleto di Tarocchi, sebbene il "Matto" non figuri come una carta di seme nel mazzo di Tarocchi e sebbene nel presente mazzo manchino tutte le altre caratteristiche  del mazzo di Tarocchi, al contrario  ha tutte le caratteristiche del mazzo "Francese".
La sola valida spiegazione della presenza di un Buffone può essere che il Mecenate che ordinò di fare il mazzo e richiese i semi e tre Jacks  per manifestare il suo interesse venatorio, scelse un jack da dipingere come un Buffone, perché pure un Buffone a pure il suo speciale interesse.
Un Buffone, con la sua abilità nel divertire ed intrattenere e la sua libertà nel contraddire i suoi superiori senza essere punito, potrebbe essere uno dei caratteri più vivi in un modo diverso talvolta molto formale della vita di corte. Chi altri se non un nobiluomo con un Buffone alla sua corte, poteva permettersi  di onorare il suo Buffone riservandogli un posto speciale nel suo lussuoso mazzo di carte?

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